Laser retinico

In linee generali, il laser retinico viene utilizzato per trattare delle zone malate della retina.

Il vecchio termine “argon laser”, tuttora utilizzato nel gergo comune, si riferisce alle apparecchiature in uso negli anni 80, in cui la sorgente laser era appunto un tubo caricato con gas argon; attualmente la luce laser è prodotta da potenti LED a varia lunghezza d’onda (e quindi vari colori), la cui emissione è controllata da sofisticati microprocessori.

Il laser retinico emette quindi un fascio di luce che attraversa le strutture trasparenti fino ad impattare sulla superficie su cui è puntato, riscaldandola. L’impatto del fascio laser sulla retina ne provoca la coagulazione.

Il laser retinico è impiegato nella prevenzione e nel trattamento di molte patologie, in particolare della retinopatia diabetica e del distacco di retina. E’ utilizzato in alcune forme di degenerazione maculare e nella trabeculoplastica per il trattamento di forme selezionate di glaucoma ad angolo aperto.

Distacco di retina

La serie degli eventi che conducono al distacco di retina inizia con il “distacco del vitreo”, per questo motivo è necessario spiegare brevemente di che cosa si tratta.

Il vitreo, che non va confuso con il cristallino, è la gelatina che riempie l’interno dell’occhio che sta a diretto contatto con la retina: nel disegno qui sotto è colorato in azzurro. Sono rappresentate tre fasi del distacco del vitreo, da sinistra a destra.

Per vari motivi, quali caldo, sudorazione e traumi tra le cause più comuni, il vitreo perde la sua componente acquosa e si contrae, come una spugna strizzata, distaccandosi progressivamente dalla retina. Il paziente vede spesso lampi luminosi e nota corpi mobili nel campo visivo.

La rottura della retina

Il distacco del vitreo può determinare una o più rotture della retina, per debolezza di quest’ultima (presenza di “aree degenerative”), per adesioni anomale o per entrambi i motivi. Nel disegno, a sinistra, è mostrata una rottura di retina dalla classica forma “a ferro di cavallo”.

I sintomi della rottura di retina non sono molto diversi da quelli del distacco del vitreo. Per questo motivo è importante recarsi dall’oculista che, riscontrando una rottura retinica, può cercare di limitare i danni praticando uno sbarramento attorno ad essa con il laser, come mostrato dal disegno a destra. Gli spot bianchi sono le aree di impatto del laser.

Il distacco della retina

Se il processo non si arresta si giunge al distacco di retina vero e proprio: attraverso la rottura del fluido passa al di sotto della retina provocandone il progressivo scollamento. Nell’immagine a fianco, la linea tratteggiata indica il limite del distacco; la retina sollevata presenta un colorito grigiastro e numerose pieghe. Arrivati a questo punto, l’unica alternativa è l’intervento chirurgico.

Trattamento in pratica

Per prevenire un distacco di retina, l’unico trattamento efficace è il laser retinico che consente al chirurgo di isolare le degenerazioni retiniche a maggior rischio di lacerazione. E’ bene precisare che questo trattamento non ripristina le zone lacerate della retina, bensì le isola e le rende innocue. La cicatrizzazione completa avviene dopo qualche settimana.

Il trattamento laser retinico è molto semplice e dura pochi minuti. Nell’occhio vengono instillate alcune gocce di collirio anestetico e viene inoltre applicata una lente particolare per proteggere l’occhio stesso. Il paziente non avverte solitamente alcun dolore, e vede solamente dei brevi fasci luminosi ciascuno dei quali corrisponde ad uno spot sulla retina.

Dopo l’intervento il paziente può tornare a casa; si consiglia di stare a riposo fino a completa cicatrizzazione.

La retinopatia diabetica

La retinopatia diabetica è una malattia subdola ed insidiosa. La sua incidenza è impressionante nel Salento, a giudicare dal grande numero di casi che si presentano alla nostra osservazione.

Il movente della retinopatia diabetica è la compromissione circolatoria determinata dal diabete, con una progressiva alterazione dei capillari cui fa seguito una ridotta ossigenazione dei tessuti.

Una prima conseguenza di questa alterazione dei capillari sono le microemorragie, i depositi (chiamati essudati) e l’imbibizione dei tessuti circostanti (edema della retina). Questi eventi caratterizzano la cosiddetta retinopatia diabetica non proliferante.

Inoltre, i tessuti reagiscono alla situazione di ipossia producendo e diffondendo un particolare mediatore chimico, noto come VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor). Questa sostanza rappresenta una sorta di “richiesta di aiuto” e determina la crescita di nuovi vasi e capillari (neovasi) a partire dai tessuti circostanti.

La proliferazione dei neovasi (retinopatia diabetica proliferante), che nasce con un intento positivo, crea invece all’interno dell’occhio problemi non indifferenti perché i neovasi crescono in maniera spesso incontrollata, tendono ad invadere il vitreo oltre ad aree retiniche sane. Ipossono dar luogo a sanguinamenti all’interno dell’occhio; la loro formazione si accompagna alla produzione di membrane fibrose che possono portare al distacco della retina.

Il laser nella retinopatia diabetica

Il trattamento laser retinico ha qui uno scopo differente; esso viene praticato in maniera sistematica, con pattern più o meno densi, nelle aree ischemiche evidenziate dalla diagnostica.

In pratica, una parte del tessuto retinico viene distrutto e trasformato in cicatrice. Il risultato è quello di ridurre il consumo globale di ossigeno dei tessuti trattati, adeguandolo al ridotto apporto da parte del microcircolo. La conseguenza finale è che il VEGF non viene più prodotto e la retinopatia si stabilizza.

La conclusione, per quanto possa apparire banale, è la seguente: i migliori rimedi per la retinopatia diabetica sono rappresentati dalla prevenzione e dal trattamento precoce (laser), per evitare che essa divenga proliferante. A quel punto l’unico rimedio è rappresentato dalla chirurgia (vitrectomia) che viene riservata ai casi che non possono essere affrontati diversamente.

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