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La chirurgia refrattiva intraoculare o facorefrattiva: l’alternativa al laser per togliere gli occhiali

CHIRURGIA FACO-REFRATTIVA

Nelle tecniche che potrai approfondire in altri articoli pubblicati qui sul nostro blog potrai leggere dei limiti che guidano la scelta chirurgica ottimale in relazione ai parametri oculari che vengono studiati dall’equipe nell’intento di rispondere alla tua fatidica domanda “posso togliere gli occhiali?”.

Talvolta ci troviamo di fronte a difetti visivi elevati, oppure a condizioni cliniche che presentano controindicazioni all’azione del laser, come per esempio il cheratocono; in altri casi, invece, il cristallino naturale può mostrare segni iniziali di cataratta che non interferiscono con una corretta visione e che, in condizioni normali, non richiederebbero un intervento chirurgico. In questi contesti anche l’età a cui ci si approccia a queste soluzioni meriterebbe alcune riflessioni da fare per lasciare spazio alla cosiddetta faco-refrattiva o chirurgia refrattiva intraoculare.

cristallino occhio

Questo intervento consiste nella rimozione dall’occhio del cristallino naturale, anche in assenza di cataratta, e nella sua sostituzione con un cristallino artificiale (detto comunemente “IOL”, dall’inglese Intra Ocular Lens). L’obiettivo della faco-refrattiva è il miglioramento della visione senza occhiali.

CHIRURGIA REFRATTIVA INTRAOCULARE

Il cristallino artificiale (in materiale plastico, acrilico o silicone) viene calcolato in fase preoperatoria in modo da compensare nella maniera migliore possibile il difetto refrattivo e viene posizionato in modo permanente all’interno dell’occhio.

COSA COMPORTA LA FACO-REFRATTIVA

La corretta messa a fuoco delle immagini può essere ottenuta sostituendo il cristallino naturale con una lente artificiale di potere appropriato (IOL). Le caratteristiche fisiche delle IOL non cambiano molto in relazione al potere diottrico, anche per valori molto elevati. Teoricamente, quindi, non vi sono limiti al valore di ipermetropia o di miopia che possono essere corretti con questa tecnica. Se i calcoli sono accurati, si ottiene un miglioramento della visione per lontano con un target refrattivo dosabile a piacere, una volta scelto in fase di pianificazione l’obiettivo dell’intervento (ad esempio: correzione per lontano, oppure per vicino). D’altra parte, la chirurgia faco-refrattiva comporta la perdita dell’accomodazione, cioè della naturale capacità dell’occhio di focalizzare per vicino ed alle distanze intermedie. Questa condizione è chiamata presbiopia, ed è la ragione per cui si rendono necessari occhiali da lettura nelle persone al di sopra di una certa età (tipicamente, 40-45 anni); allo stesso modo, coloro che già portano occhiali hanno necessità di lenti multifocali o di un secondo paio di occhiali, con correzioni differente, per leggere e lavorare da vicino. Tecnicamente, essa dipende dalla perdita di elasticità del cristallino naturale, che diviene più rigido nel corso degli anni e perde così la capacità di modificare la propria forma e focalizzare alle diverse distanze (processo noto come “accomodazione”). L’intervento di chirurgia refrattiva intraoculare o faco-refrattiva può determinare o accentuare la presbiopia. Per ovviare a questo inconveniente, esistono una serie di opzioni tra cui scegliere:

  • occhiali preventivamente stabiliti;
  • monovisione che consente al paziente di vedere da lontano e da vicino senza occhiali, utilizzando in alternanza i due occhi;
  • IOL multifocali con numerosi modelli: “accomodativi”, “apodizzati diffrattivi”, “trifocali”, “EDOF (dall’inglese Enhanced Depth Of Focus, che si traduce “aumentata profondità di fuoco”).

IN COSA CONSISTE L’INTERVENTO DI CHIRURGIA FACOREFRATTIVA

L’intervento è eseguito in sala operatoria con l’ausilio di un microscopio operatorio. È un atto chirurgico maggiore poiché bisogna sostituire uno degli elementi interni: il cristallino. Solitamente l’intervento si esegue in regime ambulatoriale e l’ospedalizzazione non è necessaria. Dopo l’intervento è opportuno un breve periodo di riposo che sarà suggerito dall’oculista anche in relazione all’anestesia, che prevede la sola instillazione di gocce o in alternativa con delle iniezioni vicino all’occhio; a volte può rendersi necessaria una lieve sedazione. Analogamente all’intervento per cataratta, la rimozione del cristallino, nella maggioranza dei casi, viene realizzata con una sonda che frantuma e aspira il cristallino stesso. Il cristallino è contenuto in un involucro denominato “capsula”, che ha uno spessore di 4 micron (un capello ha uno spessore di 80 micron) ed è estremamente fragile. La capsula deve essere lasciata al suo posto, poiché occorre come supporto per il cristallino artificiale e perché mantiene separata la porzione posteriore dell’occhio (vitreo e retina) da quella anteriore. Alla rimozione della cataratta segue l’impianto del cristallino artificiale. L’incisione dell’occhio può essere suturata oppure no. Infine è corretto rilevare che l’intervento di cataratta aumenta l’incidenza del distacco di retina.

PERCORSO POST OPERATORIO

Prima di lasciare il centro chirurgico, il paziente riceve un foglio nel quale sono indicate sia le istruzioni postoperatorie sia i farmaci da impiegare.  l’intervento si potrà avere sensazione di corpo estraneo, bruciore, fastidio, lacrimazione, fotofobia, annebbiamento della vista e talvolta cefalea. La visione potrà essere poco nitida con macchie rossastre dovute all’abbagliamento della luce utilizzata durante l’intervento. Successivamente all’intervento potrà rendersi necessaria l’asportazione dei punti di sutura. La vista migliorerà in funzione della situazione clinica preoperatoria.

Articolo a cura di P. Carratta